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I COLORANTI IERI

Rendere il cibo più attraente con l’aggiunta intenzionale di coloranti, può essere fatta risalire a circa 3000-4000 anni fa. Alcuni ingredienti alimentari come le spezie paprika, zafferano e curcuma venivano aggiunti per conferire sapore e per il loro effetto colorante secondario.Fino all’inizio dell’urbanizzazione in Europa, le economie erano basate sull’agricoltura, e il commercio alimentare era limitato essenzialmente alle comunità locali, ma poi con la rivoluzione industriale europea, ci fu una migrazione netta della popolazione verso le città che cambiò radicalmente le esigenze alimentari della popolazione. Le persone che vivevano nelle aree urbanizzate non potevano più fare affidamento sulla produzione del proprio cibo a casa Le persone che vivevano nelle aree urbanizzate non potevano più fare affidamento sulla autoproduzione del proprio cibo e diventò gradualmente dipendente dal cibo prodotto su larga scala. Anche la scoperta di nuove tecniche di conservazione, lo sviluppo della chimica anche sotto il profilo alimentare, permise questo processo di trasformazione alimentare. Gli alimenti dovevano essere prodotti in quantità molto maggiore, e dovevano avere una conservabilità molto più lunga. Era iniziata l’era degli alimenti trasformati, e con lei anche la necessità degli additivi e della colorazione alimentare. Immaginate le difficoltà che dovettero affrontare le prime industrie alimentari, si trovavano ad affrontare per la prima volta nella storia, il ripristino e il restauro degli alimenti dopo la loro lavorazione, in un momento storico dove la situazione economica era veramente critica. I coloranti, che dovevano essere usati per ripristinare il colore perso durante la trasformazione del cibo, ben presto diventarono l’alleato a basso costo per mascherare materie prime di scarsa qualità. oltretutto non era raro usare sostanze tossiche come l’arseniato di rame (Cu3 (AsO4) 2.4H2O), il piombo rosso (Pb3O4) e il vermiglio (HgS), noto addirittura per aver causato morti. Entro la fine del XIX secolo furono realizzati molti coloranti artificiali dai colori brillanti,  che si diffusero sia negli Stati Uniti che in Europa senza nessun monitoraggio. Molti erano in realtà destinati ai tessuti, ma senza regole, senza consapevolezza della loro tossicità erano spesso usati anche in alimenti popolari come il ketchup, la senape, il vino etc. È così che in quegli anni i coloranti provenienti da fonti naturali rimasti ancora in uso, vennero gradatamente e nella maggior parte dei casi, sostituiti dagli artificiali. La necessità di ridurre i costi era tutta a vantaggio di quest’ultimi, che erano alternative più facili da produrre, meno costose e molto superiori in forza colorante. Le prime leggi alimentari europee risalgono alla fine del diciannovesimo secolo e a differenza di oggi erano basate su elenchi negativi, cioè di coloranti non consentiti perché considerati “nocivi”. Non si aveva ancora le conoscenze e mancavano ancora tutte le informazioni che abbiamo oggi, e gli elenchi negativi permettevano di vietare almeno quelli già appurati come nocivi. Nel ventesimo secolo, i miglioramenti nelle tecniche di analisi chimica e nei mezzi scientifici per identificare le caratteristiche tossiche delle sostanze aggiunte agli alimenti portano all’elenco positivo delle sostanze consentite negli alimenti ad esclusione di tutte le altre. Ad esempio, negli Stati Uniti, l’elenco consentito dei colori sintetici è stato ridotto da 700 a 7! continua………

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