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Il colore del cibo, è sempre stata una chiave per la valutazione della sua qualità sensoriale, e fin dagli albori dell’umanità è sempre stato un elemento essenziale per la sopravvivenza. Un giudizio corretto della valutazione del colore poteva significare fare la differenza tra la vita e la morte e nel tempo, si è profondamente radicata nei nostri geni. Identificare dal colore i frutti maturi da quelli acerbi, o riuscire ad evitare il cibo tossico o viziato è stato un elemento fondamentale fino a poter sostenere, che la percezione visiva del colore è insieme al nostro olfatto, il fattore più importante nel nostro giudizio sulla qualità del cibo prima di essere ingerito.
Risulta ovvio che, i produttori di alimenti si siano sempre adoperati per rendere gli alimenti più attraenti, migliorando proprio il loro colore. Fino alla metà del XIX secolo l’uso delle spezie per insaporire e colorare, era quasi esclusivamente limitato al cibo per il ceto ricco e privilegiato della popolazione. tutto cominciò a cambiare con l’urbanizzazione sempre più forte dove anche la classe più povera e modesta diminuì gradatamente la possibilità di autoprodursi il cibo adottando sempre di più un alimentazione prodotta industrialmente che necessitava di conservazioni più lunghe e di conseguenza il colore aveva il compito principale di ripristinare il colore originale dell’alimento prima della sua trasformazione. In questo periodo si ricorreva per colorare a composti a base minerale e Sali tossici di metalli pesanti , dopotutto non c’era ancora la consapevolezza della loro tossicità, e parallelamente si trovava nei coloranti i giusti alleati e a basso costo per mascherare il cibo di bassa qualità.
Identificare il colore più idoneo per ogni specifica applicazione,
è frutto di un’attenta analisi tecnica.
Ci sono più fattori da dover valutare, li puoi trovare in: